Soliloquio di Nanase Tsubasa
Ricordo ancora bene lo shock di ciò che accadde all’epoca.
La crudele realtà che mi avevano messo di fronte senza preavviso.
Un vecchio appartamento, riempito dagli ultimi raggi del sole che tramonta prima del crepuscolo. Un’ombra lunga e grande oscillava dolcemente da un lato all’altro, come il pendolo di un grande orologio. Non potevo guardarla direttamente, né potevo capire. Una mano calda che mi dava una leggera pacca sulla testa. Un sorriso gentile che mi rasserenava il cuore. Uno sguardo serio che mi infondeva un sentimento di ammirazione.
Quell’espressione silenziosa e impassibile mi ha riempito di disperazione. Una persona forte e gentile, che lavorava più di chiunque altro e non si arrendeva mai. Non era giusto che una persona come quella non potesse raggiungere il suo sogno.
So bene che mi sto contraddicendo, naturalmente.
Eppure, non riesco a perdonare ciò che è stato fatto. È difficile per le persone andare avanti mentre nutrono sentimenti di colpa, ed è per questo che cercano di rivendicare un senso di legittimità sotto la bandiera della ‘giustizia’. Finché avranno il loro senso di giustizia e potranno abbracciare questa convinzione, potranno continuare a lottare.
Ma io, con il mio cuore fragile, non posso sopportare questa ‘giustizia’. Ecco perché『io』lo farò. [1]
E abbracciando questa convinzione, io… posso sicuramente sconfiggere Ayanokōji Kiyotaka. Posso rimandarlo al suo posto. Se non lo facessi, potrebbe esserci una seconda o terza vittima, e questo è qualcosa che devo evitare a tutti i costi.
Ayanokōji mi fissava mentre ero lì davanti a lui. Se volevo porre fine a tutto questo… doveva essere qui e ora. Poi, avrei potuto passare al passo successivo.
Il mio vero obiettivo era quello di sconfiggere Ayanokōji Kiyotaka.
[1]: Nanase sta utilizzando due forme diverse di ‘io’, quello che mettiamo senza parentesi è “watashi”(generico). Usiamo『io』per quando usa “boku” (solitamente maschile)
After work club 
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