Volume 8: Capitolo 7

La Seconda Metà della Battaglia delle Ragazze: Horikita Suzune

L’esame finale sarebbe stato domani. 

Normalmente, in questo momento, gli studenti dovrebbero avere una cena da leccarsi i baffi. Io, Horikita Suzune, mi misi in contatto con una certa persona nella nostra stanza condivisa. Con tutti gli altri nella mensa in quel momento, fu semplice per noi due stabilire un contatto.

“Senti, Horikita-san. Per essere onesta con te, non credo che tu stia vedendo la situazione attuale.”

Davanti a me c’era Kushida-san, con uno sguardo serio negli occhi. Negli angusti confini del campo scuola, con occhi e orecchie dappertutto, non potevo trascurare di tenerla d’occhio, anche se era il suo personaggio pubblico che stava di fronte a me ora.

“Non vedo la situazione attuale? Cosa vuoi dire con questo?”

“Mi hai obbligata a stare nel tuo stesso gruppo, allo scopo di tenermi sotto sorveglianza… o di farti riconoscere come compagna. È così?”

Parlava con il suo normale e amichevole tono di voce, chiaramente operando sul presupposto che qualcuno potesse entrare nella stanza da un momento all’altro. Ma c’era qualcosa di più forte del solito nel modo in cui lo disse, quasi certamente perché si sentiva sicura che non avrei potuto fare nessun trucco come registrare la nostra conversazione con il mio smartphone nella nostra situazione attuale. Personalmente, apprezzavo la sua onestà. Se avesse sempre tenuto nascosta la sua vera natura, non saremmo mai andati avanti.

“Non negherò che quegli obiettivi sono parte della ragione.”

‘Parte’ era la parola che sottolineai, ma Kushida-san non sembrava preoccuparsene.

“Sembra che tu stia agendo in base ai tuoi sentimenti personali. Mi chiedo come possa funzionare come strategia. È certamente vero che io e te non andiamo d’accordo, Horikita-san. Ma per quanto riguarda i punteggi del gruppo… no, se tu avessi pensato alla classe, non avresti dovuto mettere da parte i tuoi sentimenti personali?”

Kushida-san lo disse sospirando e incrociando le braccia, dichiarando la giustezza delle sue parole.

“Hai fatto di me, e solo di me, la tua priorità, per questo la vittoria o la sconfitta è una preoccupazione secondaria per te. Mi sbaglio?”

“È vero. Non posso negare nemmeno questo.”

“Quindi lo ammetti.”

Francamente, non c’era modo di negarlo. Fin dal Paper Shuffle, avevo considerato Kushida-san la mia preoccupazione principale. L’avevo persino invitata a prendere un tè durante le vacanze invernali. Stavo facendo cose che non avevo mai fatto prima.

“Non importa quello che fai. Ne ho già abbastanza. Voglio che tu lo capisca.”

“Purtroppo è una richiesta impossibile.”

Finché i miei problemi con Kushida-san rimanevano irrisolti, non potevo andare avanti.

“Senti, non spetta a me dirlo, ma ti sei dimenticata di come mi hai trascinata davanti al presidente del consiglio studentesco e mi hai fatto giurare che non avrei fatto nulla? Mettendo da parte i miei sentimenti, che non supererò, ho promesso che non avrei fatto nulla per sabotarti, Horikita-san. Pensavo che ti saresti fidata di me almeno per questo. O pensavi che avrei infranto la mia promessa subito?”

Non potevo rispondere alla sua domanda con le parole. Con ogni probabilità, anche Kushida-san conosceva i miei sentimenti. Quello che aveva detto era giusto a metà; anche se mi aspettavo che avrebbe mantenuto la sua promessa, per quanto a malincuore, pensai anche che potesse lavorare dietro le quinte per farmi espellere. Questi due istinti si scontravano dentro di me.

Se mi fidassi veramente di Kushida-san, non sentirei il bisogno di starle accanto a tutte le ore del giorno. Inoltre, Nii-san non era il tipo di persona che lo rivelerebbe agli altri, quindi una volta diplomato, la promessa non avrebbe più senso.

Se dovevo agire, doveva essere prima che Nii-san se ne sarebbe andato dopo il diploma.

Rimaneva poco tempo.

“Voglio avere fiducia in te.”

Decisi di essere franca con lei.

“Sei abbastanza onesta.”

Nonostante avesse apparentemente preso per buono ciò che dissi, Kushida-san aveva un sorriso sottile sul suo volto. Ma non era un sorriso affermativo. Non potevo permettermi di sbagliarmi su questo punto.

“Qualunque cosa accada, non rivelerò il tuo passato. Cosa devo fare perché tu mi creda?”

“Scusa ma non ti crederò mai.”

Kushida-san disse così prontamente.

“Non ho nulla da guadagnare nel rivelarlo.”

“Potrebbe essere così. Se scoprissi che l’hai detto a qualcuno, non avrei pietà. Potrei anche distruggere l’intera classe, proprio come ho fatto alle medie. Come qualcuno che punta alla sezione A, ovviamente non ti metteresti mai in pericolo. Almeno, questo è quello che si suppone.”

Lei sembrava capire. Allora qual era il problema?

“Ma vedi, se me lo chiedi direi che le nostre circostanze attuali sono abbastanza anguste.”

“Anguste…?”

“Per esempio, tu obbediresti a uno sconosciuto che ti punta un coltello alla nuca e dice che ti farà del male se non collabori? C’è una differenza tra una situazione in cui non puoi essere ferito anche se qualcuno ci prova e una situazione in cui qualcuno potrebbe farti del male se volesse. Capisci, vero?”

Kushida-san non si fidava di nessuno.

Non prendeva le sue decisioni in base al fatto che la avvantaggiavano o la svantaggiavano; semplicemente non poteva sopportare che qualcun altro avesse potere su di lei. Ecco perché voleva eliminarmi. Il problema era che non potevo lasciare andare il coltello, anche se l’avessi voluto.

“Non ti stai strangolando con le tue stesse mani, allora? In effetti, il numero di persone che sanno di te sta lentamente ma inesorabilmente aumentando.”

“È vero. Ammetto che la situazione è diventata terribile.”

“Sei intelligente. Sei sopra la media quando si tratta di capacità accademiche e atletiche e sei la numero uno nel nostro anno scolastico quando si tratta di capacità di comunicazione… no, a seconda della situazione potresti anche essere la numero uno in tutta la scuola. Anche parlando con te ora, sono impressionata dalla tua prontezza di riflessi. Potresti essere una risorsa incredibile per la nostra classe se solo collaborassi con noi. Saresti anche più amata dai tuoi compagni.”

“Onestamente non sai che quel tuo tono da sapientone mi fa incazzare più di ogni altra cosa? Parli così perché conosci la mia vera personalità. Non lo sopporto. Se tu fossi una persona che non sa nulla, non avresti nemmeno assunto quel tono con me.”

“Questo è…”

Non avrebbe mai accettato che qualcuno sapesse del suo passato. La sua determinazione era chiara.

“Tu sei più intelligente di me. Non te la caveresti bene anche in un’altra scuola? Inoltre, sei venuta qui per poter stare nella stessa scuola di tuo fratello maggiore. Giusto, Horikita-san? Ma tuo fratello si diplomerà presto, quindi non avrai bisogno di costringerti a rimanere. Potresti studiare in un’altra scuola, andare all’università o trovare un lavoro. Non andrebbe bene?” 

Come per dire che ogni ulteriore conversazione sarebbe stata una perdita di tempo, Kushida-san mostrò segni di voler interrompere la nostra conversazione. Non fui in grado di tenerla a freno e così sospirai in silenzio.

“Per ora me ne starò tranquilla. Ma non mi fiderò mai di te né collaborerò con te, Horikita-san. Finché uno di noi due non scomparirà da questa scuola, questa conversazione continuerà per sempre allo stesso modo. Faresti bene a ricordartelo.”

“…Capisco. Per oggi lascio stare allora.”

“Non solo oggi, fa che sia l’ultima volta.”

Kushida-san uscì dalla stanza, lasciandomi con quelle parole di addio.

“Sono davvero impotente, vero?”

Avevo pochi compagni di cui potermi fidare. Ayanokouji-kun sembrava quello su cui potevo contare più spesso, ma io e lui eravamo diventati più distanti negli ultimi tempi, forse perché l’avevo costretto a dire la sua sul consiglio studentesco di fronte a Kushida-san.

Ma c’erano anche cose da cui non potevo tirarmi indietro.

Il mio conflitto con lei era qualcosa che poteva essere risolto solo attraverso il contatto ripetuto.

Anche se mi costasse la sua collaborazione, sceglierei Kushida-san. 

No, devo scegliere lei.


Capitolo 6

Epilogo

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