Volume 11: Capitolo 6

Le Lacrime di un Uomo

Introduzione

Eravamo riusciti a mettere le mani su alcune informazioni grazie alla nostra chiacchierata con Katsuragi. Ma non era che la 1-C avesse preso il sopravvento. Horikita, ben consapevole della nostra posizione, stava cercando di affrontare le nostre preoccupazioni una per una.

“Aspetta un attimo, Hirata-kun.”

Dopo la fine delle lezioni, Horikita chiamò Hirata, proprio mentre stava per tornare al dormitorio.

Era il primo studente che cercava di andarsene. Era anche la prima volta che lo chiamava dopo l’esame di voto in classe.

Hirata si fermò semplicemente sui suoi passi senza voltarsi per affrontarla.

“Immagino che tu non voglia parlare con me, quindi permettimi di confermare solo una cosa. Non parteciperai a nessuno degli eventi che la 1-C sceglie. E non ci sono piani per averti in gioco il giorno dell’esame. Ma le cose potrebbero cambiare, a seconda della situazione. Sakayanagi-san è a conoscenza della tua situazione, quindi dobbiamo presumere che sia possibile che lei organizzi più eventi che richiedono la partecipazione di parecchie persone.”

Non importa quanto la 1-C cerchi di accontentare Hirata, c’era ancora la possibilità che tutti i trentotto studenti dovessero partecipare.

“Se questo accade, cosa farai? Trattenere apaticamente tutti noi? O ti limiterai a fare il minimo indispensabile che ti viene richiesto? Vorrei che tu mi rispondessi a questo.”

Tuttavia, Hirata non rispose. Un silenzio pesante riempì la classe; un silenzio che fu rotto solo dal suono dei passi di Hirata che si allontanava.

“Quindi non vuoi nemmeno darmi una risposta?”

Stanca di Hirata, Horikita distolse semplicemente lo sguardo come se si fosse arresa.

“…Ehi, uh, forse noi… non vinceremo comunque alla fine… Con Hirata-kun in questo stato e tutto il resto.”

Potevo sentire dei sussurri ansiosi provenire da alcune delle ragazze.

I ragazzi probabilmente si sentivano allo stesso modo. Il ragazzo che aveva tirato avanti la classe era assente, e la sua assenza continuava a mettere un pesante fardello sulle spalle della 1-C, di volta in volta.

Horikita si rivolse a me.

“Mi hai detto che far tornare Hirata alla normalità dipendeva dagli sforzi di chi lo circondava. Ma alla fine, nulla è cambiato.”

“Non ne sono così sicuro.”

“Eh…?”

Horikita mi guardò con un’espressione confusa, ma la mia attenzione era concentrata su tutt’altro.

“Hirata-kun! Aspetta!”

A questo punto, non sapevo quante volte avevo sentito Mii-chan urlare in quel modo. Prese in fretta la sua borsa e lo seguì fuori dall’aula.

“Mii-chan non si è ancora arresa.”

“Non riuscirò mai a capire perché non lo fa.”

“Concentrati su quello che devi fare, Horikita. Riunire la 1-C e migliorare le nostre possibilità di vittoria.”

Horikita era attualmente l’unica persona della classe in grado di farlo.

Seguii Mii-chan, e la trovai in piedi faccia a faccia con Hirata sul sentiero che porta al dormitorio. Non si trattava certo di una classica confessione d’amore, però. Stava passando all’offensiva per rimettere in piedi il suo compagno di classe, Hirata.

“Per favore, Hirata-kun. Abbiamo bisogno del tuo aiuto… quindi─”

“Mii-chan, smettila. Puoi lasciarmi in pace e basta?”

Hirata brontolò pesantemente. Probabilmente si stava chiedendo quante volte avrebbe dovuto ripetersi.

Le sue parole severe tagliavano come un coltello. Ero sicuro che le avessero trafitto il cuore profondamente. Tuttavia, la determinazione nei suoi occhi non mostrava segni di vacillamento. Anche se lui la spingeva via più e più volte, Mii-chan continuava a persistere.

“N-non ti lascerò solo… Non quando sei così Hirata-kun, non posso proprio!”

“In questo caso, come posso fare per te? Ti prego, dimmelo.”

“Beh, um, tornando a come eri prima, Hirata-kun…”

“Tornare come ero prima? Non posso.”

Le sue fredde parole piovvero su Mii-chan più e più volte, senza pietà.

“No, non è vero! Io credo che tu possa farcela, Hirata-kun!”

“Ti ho già detto che è impossibile. Non voglio che tu creda in me.”

“Anche così, credo ancora in te!”

Hirata strinse il pugno. Dava l’impressione che, a seconda della situazione, avrebbe potuto iniziare a diventare violento.

“Ok, allora riporta Yamauchi-kun.”

“Eh…?”

“È così che si possono far tornare le cose come erano una volta.”

Yamauchi era stato espulso. Non sarebbe più tornato nella nostra classe. E allo stesso modo, anche Hirata non sarebbe più tornato come prima. Questa era la verità che stava cercando di trasmettere a Mii-chan.

“Questo è…”

“Spero che te ne ricorderai prima di provare a parlarmi di nuovo.”

Lui le voltò le spalle e cercò di andarsene. Ma Mii-chan di riflesso allungò la mano e gli afferrò il braccio destro, trattenendolo, perché se Hirata fosse riuscito a tornare nella sua stanza, allora anche lei non avrebbe potuto fare nulla per aiutarlo oggi.

“Lasciami andare.”

“N-non lo farò!”

Nonostante il fatto che Hirata l’avesse respinta, Mii-chan mantenne fermamente la sua posizione. Credeva che i suoi sentimenti lo avrebbero sicuramente raggiunto se lo avesse fatto. Continuai a guardare la scena a una certa distanza, decidendo che non avrei dovuto avvicinarmi troppo e intralciare Mii-chan.

Hirata fece un evidente sospiro. Poi alzò rapidamente il braccio destro e lo scosse più forte che poteva per liberarsi dalla presa di Mii-chan.

“Kya!”

Fu una mossa energica, completamente diversa da quella che ci si aspetta da Hirata. Lo slancio causò involontariamente la caduta a terra di Mii-chan.

“…Lasciami in pace. Se non lo fai, io… io…”

Mii-chan guardò Hirata. Il suo sguardo, pieno di rabbia, la ferì ancora una volta.

“Non ho più niente da perdere. Se continui a girarmi intorno…”

Stava per dire qualcosa di pesante su Mii-chan. Per dire qualcosa di così devastante che tutte le cose che aveva detto e fatto fino a quel momento non sarebbero state nemmeno lontanamente paragonabili. Ma poi, all’ultimo minuto, un uomo solo mi passò accanto. I suoi capelli biondi fluttuavano nel vento e odorava di colonia.

“Accidenti. Sembra che anche oggi tu stia tentennando, eh? E stai mostrando a tutti un lato di te così sgradevole.”

Kōenji provocò Hirata con parole leggere e frivole. Di solito tornava subito al dormitorio dopo le lezioni.

“Oh, non fare caso a me. Continua pure con quello che stavi facendo un secondo fa. Sono qui solo per guardare.”

Hirata non era abbastanza sciocco da continuare a fare quello che stava facendo dopo aver sentito questo. Invece, diresse la sua ostilità verso l’uomo che si stava mettendo sulla sua strada.

“Tu… C’è qualcosa che vuoi da me…?”

“Qualcosa che voglio? Io non ‘voglio’ niente. Dopotutto, ho già tutto.” Con questo, Kōenji iniziò a camminare oltre Hirata e Mii-chan, tuttavia… “Ma… hmm. Ora che ci penso, se dovessi nominare qualcosa che vorrei da te, sarebbe…”

Questo era solo qualcosa in cui si era imbattuto per caso mentre tornava al dormitorio. Niente di più e niente di meno. I sentimenti di Hirata non significavano nulla per lui.

“Sei un pugno nell’occhio, quindi potresti per favore andare avanti e toglierti dalla mia vista? Se questa non è più la tua scuola ideale, allora perché non ti ritiri?”

Era proprio nel suo stile dire una cosa del genere. Stava suggerendo ad Hirata di lasciare semplicemente la scuola, invece di continuare a tergiversare in questo modo.

“…Zitto. Non hai idea di come mi sento…”.

“Non lo so e non mi interessa. Tuttavia, posso fare qualche ipotesi. Mi dirai che non puoi semplicemente ritirarti perché causerebbe problemi ai tuoi compagni di classe, eh? Che assurdità.”

“P-per favore fermati, Kōenji-kun! Hirata-kun non ha fatto nulla di male!”

Di nuovo in piedi, Mii-chan parlò, desiderosa di fermare l’incessante assalto verbale di Kōenji nei confronti di Hirata.

“Ops. Sembra che tu non sia contenta di quello che ho detto. Le mie scuse.” Nonostante il sorrisetto sul suo volto, Kōenji trattò Mii-chan con un certo grado di rispetto. “Comunque, prima ti dimentichi di Hirata Boy qui, meglio è. Lui è già senza speranza.”

Essendo stato spinto al limite già da un po’, Hirata fissò gli occhi di Kōenji e cominciò ad accorciare la distanza con lui.

“N-non farlo, Hirata-kun!”

Mii-chan, intuendo che qualcosa non andava, si mise tra i due. Ma Hirata la spinse via con più forza di quando la scosse prima, poi raggiunse Kōenji senza nemmeno guardarla. Cercò di afferrare il colletto di Kōenji con la mano destra, ma fu subito intercettato dalla sua mano sinistra. Kōenji tenne saldamente il polso di Hirata.

“Kuh!”

“Non mostro pietà a chi si scaglia su di me, ok? Non voglio che nessuno rovini il mio viso.”

Un’espressione mista di dolore e rabbia prese forma sul volto di Hirata, forse a causa della forza della presa di Kōenji sul suo polso.

“Basta così! Dio, sei così fastidioso, Kōenji…!”

“Sei libero di fare quello che vuoi. Ma non ho bisogno di sentirmi dire cosa fare da qualcuno che fa piangere una ragazza.”

Guardò Mii-chan, che era seduta a terra. Poi lasciò andare il polso di Hirata e parlò ancora una volta.

“Sei tu che l’hai fatta cadere, quindi non dovresti essere tu ad aiutarla a rialzarsi?”

“…Non è più un mio problema.”

“Non è un tuo problema, eh? Accidenti, come sei crudele.”

Mii-chan distolse gli occhi da Hirata, incapace di guardarlo direttamente.

“Beh, non importa. Sei libero di fare quello che vuoi, Hirata Boy.”

“Co… cosa?!”

Kōenji tirò galantemente su Mii-chan da terra.

“Beh, visto che non hai intenzione di fare nulla, suppongo che mi occuperò io stesso di lei.”

Hirata e Mii-chan erano entrambi sbalorditi da questa nuova mossa di Kōenji, già qualcuno le cui azioni nessuno avrebbe mai potuto prevedere.

“Il tuo cuore è stato spezzato, e per di più sei stata anche ferita. Che ne dici se ti aiuto a curarti?”

“C-c-c-cos? Io, ehm, io!? Non sono ferita da nessuna parte!!!”

“Beh, non c’è bisogno di preoccuparsi. Nonostante il mio aspetto, sono estremamente gentile.”

La ferita a cui Kōenji si riferiva probabilmente non era fisica ma emotiva. Probabilmente stava parlando di un cuore spezzato. Probabilmente. Kōenji si allontanò di più, come se stesse cercando di allontanare Mii-chan da Hirata.

“Ehi, ehm, per favore mettetemi giù!”

“Hahaha! Temo di non poterlo fare. Dopotutto sei già mia!”

“Eeeeeh!?”

Hirata lanciò un’occhiata alla schiena di Kōenji. Kōenji si fermò sui suoi passi, quasi come se lo avesse percepito.

“Hai ancora delle lamentele per me?”

Onestamente, avrei voluto che ignorasse Hirata a questo punto…

“Non smetterai mai di tormentarmi, eh? Fino alla fine?”

“No, no. Sei tu che fai del male a chi ti circonda. Come minimo, non ignorerei una ragazza che mi ha mostrato affetto.”

Kōenji iniziò ad allontanarsi di nuovo, ignorando le lamentele di Mii-chan. Quando Hirata capì che si stava dirigendo verso il dormitorio, iniziò a camminare in un’altra direzione, probabilmente non volendo più stargli vicino. Esitai per un momento, poi decisi di seguire Kōenji.

Inoltre, la borsa di Mii-chan era ancora a terra. La raccolsi e andai dietro di loro. Una volta arrivati all’ingresso del dormitorio, Kōenji rimise giù Mii-chan con delicatezza.

“K-Kōenji-kun, perché…?”

“Fufufu. Davvero, perché…?” Invece di rispondere alla domanda di Mii-chan, Kōenji lasciò trasparire un sorriso. “In ogni caso, dovresti davvero rinunciare a inseguire Hirata Boy.”

Mi feci avanti e diedi a Mii-chan la sua borsa.

“Grazie, Ayanokōji-kun… Aspetta, da dove vieni?”

Avrei potuto dirle che ero bravo a nascondere la mia presenza. Ma non lo feci.

“Resterò qui e ti terrò d’occhio finché non arriverai all’ascensore, va bene?”

“…O-ok.”

Anche se fosse andata a cercare Hirata in questo momento, non sapeva dove fosse andato. Mii-chan si arrese e salì in ascensore per sfuggire a Kōenji. Lo guardai mentre andava a sedersi nella hall.

“Ora… Cosa posso fare per te, Ayanokōji-boy?”

“Perché hai iniziato a parlare con Hirata prima? Stavi solo aggiungendo benzina sul fuoco? O hai agito pensando che avrebbe aiutato la classe?”

“Sembra che tu non mi capisca ancora, eh? Tsk tsk tsk.” Mentre parlava, alzò la mano e scosse leggermente il dito verso di me. “Non faccio le cose per il bene della classe. Faccio solo le cose che voglio fare. Se queste azioni hanno un impatto positivo o negativo sulla classe non è altro che un sottoprodotto.”

Quindi è solo un sottoprodotto, eh? Come regola generale, Kōenji fa solo quello che vuole fare. L’unica eccezione a questa regola sarebbe se rischia di essere espulso se la classe perde un esame.

“La sua esistenza è come una mosca, cioè assolutamente irritante.” 

Questa sembrava essere la ragione per cui aveva chiamato inaspettatamente Hirata. 

“Sei libero di fare quello che vuoi, ma cosa farai se dovesse accadere un altro esame simile al Voto di Classe? Ad essere onesti, allo stato attuale, nessun altro sarebbe più in pericolo di te.”

“Fufufu. Con un potenziale come il mio, non importa.”

Dopo aver controllato lo schermo dell’ascensore per assicurarsi che Mii-chan fosse scesa, Kōenji si alzò.

“Questo mi ricorda, se non mi sbaglio, sei stato scelto come comandante per l’esame, vero?”

“Sì.”

“Non mi sento molto motivato. Quindi vorrei che evitassi di mettermi in gioco.”

“Mi dispiace, ma è Horikita che prende questo tipo di decisioni. Non spetta a me decidere.”

“Hai capito male. Come comandante, tu hai il diritto di prendere questa decisione, non lei.”

Aveva certamente ragione per quanto riguarda le regole, ma… non sembrava che sarei riuscito a convincere Kōenji.

“Comunque, confido che prenderai la decisione giusta.”

Lasciandomi con questo, prese l’ascensore e tornò nella sua stanza.

Parte 1

Decisi di lasciare il dormitorio e cercare Hirata. Probabilmente non era tornato nell’edificio scolastico, quindi poteva essere al Keyaki Mall o da qualche parte nelle vicinanze. Supponendo che volesse evitare le persone, le probabilità che fosse da qualche parte fuori erano alte. Decisi di andare in giro e cercare.

Dopo circa un’ora di ricerca, mi imbattei in una figura solitaria seduta su una panchina.

“Hirata.”

Mi avvicinai dietro la panchina e, una volta che era vicino, chiamai il suo nome.

“…Ayanokōji-kun.”

La sua risposta uscì lentamente mentre alzava la testa per guardarmi, con gli occhi ancora bassi.

Era da un po’ che non lo vedevo così bene in faccia. Non doveva aver dormito bene, perché notai delle occhiaie sotto i suoi occhi.

“Hai un minuto?”

Dopo aver sentito la mia richiesta, i suoi occhi si aprirono un po’ di più.

“Sono proprio stufo di tutto questo. Perché la gente continua a venirmi dietro, ancora e ancora? Pensavo che tu fossi l’unica persona che mi capisse, Ayanokōji-kun. Pensavo che mi avresti lasciato in pace. Sono deluso.”

“Scusa. Se non ti piace, perché non mi spingi come hai fatto con Mii-chan e scappi via?”

Nonostante il mio deliberato tentativo di provocazione, Hirata non si alzò dalla panchina.

“Un minuto, eh? Beh, va bene. Non è che ci sia un posto dove posso correre in questa scuola, comunque. Sono troppo esausto per scappare. Ma… sono sicuro che deluderò anche te.”

Ero sicuro che molti studenti avevano provato a parlare con lui in quel breve periodo di tempo. Voci di preoccupazione, voci di incoraggiamento, in entrambi i casi dovevano avergli fatto male. Anche se non sapevo chi avesse cercato di parlargli, potevo immaginare cosa avessero cercato di dirgli. Ero sicuro che avevano cercato di riparare il suo dolore, di confortarlo con gentilezza e delicatezza.

Noi due eravamo seduti sulla panchina senza nessun altro intorno.

“Allora… di cosa volevi parlare?”

Sapevo già come Hirata stava pianificando questa conversazione nella sua testa. Stava pensando che sarebbe rimasto lì seduto ad ascoltare, con le parole che entravano da un orecchio ed uscivano dall’altro, e questo sarebbe stato tutto.

“Voglio che mi racconti la tua storia.”

“Eh?”

Rispose docilmente, preso alla sprovvista. Ero sicuro che si aspettava che gli esprimessi la mia compassione.

“Com’eri da bambino, che tipo di pensieri avevi. Mi piacerebbe sentirne parlare.”

“…Perché?”

“Chissà. Ho solo sentito che volevo sapere. Ho difficoltà a darti una ragione.”

Hirata fece un profondo sospiro prima di scuotere lentamente la testa.

“Non ho l’energia per ricordare il mio passato in questo momento. Non c’è niente di cui parlare.”

“Non hai l’energia? Perché?”

“Perché…? Questo è…”

Si voltò e mi guardò, come per chiedermi perché non sapessi già la risposta.

“Perché?”

Ripetei la domanda, ignorando lo sguardo che mi diede.

“…Perché Yamauchi-kun è stato espulso.”

Lo stavo costringendo a dire cose che non voleva dire. Hirata sembrava infastidito, come se fosse consapevole di quello che stavo facendo.

“Mi stai facendo dire delle cose orribili.”

“Sono solo curioso. Se ti ho offeso, ti chiedo scusa.”

“…Va tutto bene.”

Hirata fece un altro sospiro, senza la forza di ribattere. Si chinò in avanti, scuotendo la testa da un lato all’altro. Voglio che mi lasci in pace. Per favore, smettila di preoccuparti per me. Questo è quello che stava cercando di dire. 

“Ma cosa c’entra l’espulsione di Yamauchi con il fatto del non parlare del tuo passato?”

Ancora una volta, Hirata aveva uno sguardo esasperato in risposta alle mie insistenti domande.

“Il mio passato non ha niente a che fare con quello che sta succedendo ora, vero?”

“Non necessariamente.”

Cercò di porre fine alla nostra conversazione lì, ma io continuai, non lasciandogliela concludere.

“È terribile quando un compagno di classe viene espulso, sì. Quasi tutti sarebbero d’accordo su questo. Ma non è che possiamo permetterci di rimpiangerlo per sempre. L’esame è proprio dietro l’angolo. Non sono solo Horikita e Kushida, anche Ike e Sudō si stanno preparando a battersi. Ma perché non tu, Hirata? Continui a soffermarti sulla questione dell’espulsione di Yamauchi, e anche se hai cercato di collaborare…”

Feci deliberatamente una pausa per un momento. Poi cambiai marcia, mostrandogli che non volevo davvero parlare di questo.

“Quello che voglio sapere è: cosa è successo nel tuo passato che ha instillato in te questo senso dei valori che hai?”

“Che senso ha chiederlo? Pensi davvero che te lo dirò?”

“Me lo dirai. Perché vuoi davvero che io sappia chi sei, Hirata. Non puoi farci niente.”

In verità, probabilmente voleva davvero rivelare i suoi pensieri più intimi. Ma non poteva farlo, ed era il motivo per cui ero qui ora. Parla. Ora, gli dissi con gli occhi, incoraggiandolo con tanta forza che lo stavo quasi minacciando.

Quando vide lo sguardo nei miei occhi, sembrava sopraffatto dalla paura.

“Finalmente ho capito il vero motivo per cui Karuizawa-san ti ha rivelato tutto di sé, Ayanokōji-kun. Quando ho visto i tuoi occhi… Proprio ora, quando me li hai fatti vedere. C’è una profonda oscurità lì. Così oscura da essere terrificante…”

L’oscurità dentro Hirata veniva erosa. Da me. Non stava solo aspettando che la morte lo trovasse: stava implorando di essere salvato, ogni giorno che passava. Ecco perché stava afferrando il filo nero[1] della salvezza che penzolava davanti a lui. Per poter strisciare fuori dall’inferno.

“Credo di averti già raccontato una volta… di un caro amico che avevo fin da piccolo. Quando eravamo alle medie, è diventato un bersaglio di bullismo.”

“Sì. Il suo nome era Sugimura, giusto?”

“Pensare che ti ricordi persino il suo nome…”

Proprio perché conoscevo la storia, potevo fare qualche previsione sullo stato mentale di Hirata. Allora voleva aiutare il suo amico, ma era terrorizzato all’idea di diventare il prossimo bersaglio dei bulli. Di conseguenza, era rimasto semplicemente a guardare in disparte. E poi─

“Il mio amico… si è suicidato buttandosi da un palazzo.”

Finalmente, Hirata stava per iniziare a ricordare quello che era successo quel giorno.

Lentamente ma inesorabilmente, iniziò a raccontarmi la sua storia.

“Beh, tecnicamente è sopravvissuto, ma… da allora è in coma…”

Hirata unì le sue mani e le strinse strettamente.

“Le mie decisioni lo hanno portato a togliersi la vita. Il peso di questa responsabilità non andrà mai via.”

“Non è interamente colpa tua. Infatti, la colpa ricade principalmente sui bulli.”

“Suppongo di sì, ma penso che essere uno spettatore significa che sono ugualmente colpevole.”

Aveva detto qualcosa di simile quando eravamo sulla nave da crociera. Questo era esattamente il motivo per cui voleva salvare tutti quelli che lo circondavano. Hirata prendeva sempre l’iniziativa di affrontare ogni problema che si presentava nella nostra classe, non risparmiando sforzi per trovare una soluzione. Come quando Sudō aveva litigato con gli altri ragazzi, o quando lui e Kei erano diventati una finta coppia.

Tuttavia, c’erano alcune cose che non potevano essere spiegate solo da questo.

“Capisco che tu abbia ancora dei dubbi.”

Senza voltarsi a guardarmi, Hirata continuò.

“Allora, non è finita quando il mio amico ha cercato di uccidersi saltando…”

Non ne aveva parlato sulla nave da crociera.

“Pensavo che il calvario sarebbe finito dopo che il mio amico ha cercato di saltare verso la morte. Pensavo che dopo un sacrificio così pesante, il bullismo sarebbe finito. Ma mi sbagliavo. Dopo quell’incidente, ho visto l’insondabile oscurità dell’umanità.”

Stava tremando. Qualcosa come un impulso omicida lampeggiava nei suoi occhi.

“I bulli hanno scelto un nuovo bersaglio. Uno dei miei compagni di classe.”

Si fermò per riportare le sue emozioni sotto controllo. Fece un sospiro, poi cominciò a parlare di nuovo con un tono tranquillo.

“Non potevo crederci. Avevano appena fatto qualcosa di così orribile e ora stavano maltrattando qualcuno di nuovo? Quest’altro ragazzo, che non era altro che un innocente spettatore, ha iniziato a ricevere lo stesso trattamento del mio amico. E per di più, alcuni dei miei compagni di classe, che prima non erano coinvolti nel bullismo, hanno iniziato a partecipare.”

La prepotenza continuò ad aumentare, inesorabilmente.

“Se la persona in fondo alla scala gerarchica se ne va, è naturale che qualcun altro prenda il suo posto. In un certo senso, fa parte dell’ordine naturale delle cose.”

“Sapevo che non potevo permettere che accadesse di nuovo. Sapevo che dovevo fermarlo.”

“Quindi… sei passato all’azione?”

Annuì una volta. Poi una seconda volta, e una terza.

“Ho adottato un certo approccio per assicurarmi che lo stesso errore non si ripetesse.” Hirata alzò lentamente la testa e fissò dritto davanti a sé. “Beh, per dirla in modo semplice, ho cercato di controllare la classe attraverso la paura.”

“L’hai fatto tu?”

“Sì. Non sono particolarmente forte, o bravo a combattere, come Sudō-kun o Ryūen-kun. Ma non molte persone possono davvero, seriamente prendere a pugni qualcuno. Anche se tiravo pugni per davvero, nessuno cercava di colpirmi. Così sono rimasto da solo in cima alla classe, mentre tutti gli altri sono rimasti in fondo. Ho cercato di porre fine a tutte le prepotenze in quel modo. Ogni volta che c’erano problemi, ero lì per intervenire. Ho dato ad entrambe le parti la stessa quantità di punizione, la stessa quantità di dolore. Non c’era differenza. Ma c’è stato un breve momento di tranquillità.”

Hirata probabilmente sapeva che quella non era giustizia. E che era sbagliato. Ma anche così, non voleva essere testimone di un mondo in cui le persone venivano abusate.

“Di conseguenza, mi sono chiesto se… alla fine, ho distrutto quell’anno della nostra vita. I sorrisi dei miei compagni di classe erano spariti. Tutti si muovevano come se fossero robot senza emozioni. Nel posto in cui vivevo, all’epoca, se ne parlava molto… La gente ne parlava come se fosse un grande scandalo.”

“Come si è comportata la scuola alla fine?”

“Penso che sia stata una risposta senza precedenti. Tutte le classi sono state spezzate, separate a forza. Poi tutti sono stati ridistribuiti, a cominciare da me. E siamo rimasti sotto stretta sorveglianza fino al diploma.”

Se l’incidente era stato così importante, era naturale che avesse raggiunto molte orecchie. Il che significava, a sua volta, che era impossibile che questa scuola non lo sapesse. Anzi, forse era proprio perché sapevano dell’incidente che avevano fatto iscrivere Hirata qui. Finalmente capii perché era stato inserito nella sezione D.

“Non riesci a perdonarti di aver lasciato che Yamauchi fosse preso di mira, vero?”

“Sì… io, beh, ho pensato che finché non avessi sentito nulla, avrei fatto finta di non sapere nulla. Volevo rimanere in silenzio fino al giorno del voto vero e proprio.”

E poi, come risultato delle azioni di Horikita, Yamauchi era stato fatto fuori. Ritenuto inutile.

“Sono inutile. Non avrei mai dovuto cercare di tenere insieme la classe. Anche se ho fatto tutto quello che potevo, alla fine, non sono riuscito a proteggere Yamauchi-kun… Capisci, vero, Ayanokōji-kun? Non ci riesco più. Ho anche pensato di provare di nuovo a controllare la classe usando la paura, per proteggere le persone. Sono sicuro che sai bene quanto me che è stato un errore enorme…”

La voce di Hirata tremava.

Il suo cuore era sul punto di spezzarsi. Hirata pensava che tutta la nostra classe dovesse condividere tutto, sia gli alti che i bassi. Non poteva sopportare di vedere qualcuno soffrire, di vedere qualcuno scomparire. Ero sicuro che si era fatto queste domande in continuazione.

Non era chiaro quanto si fosse aperto con Mii-chan o con altri studenti. Tuttavia, ero sicuro di sapere che tipo di cose gli avevano detto.

『Non c’è niente che avresti potuto fare.』

『Non è colpa tua, Hirata-kun.』

『Yamauchi deve incolpare solo se stesso per aver tradito la classe.』

Ero sicuro che non importava a chi lo chiedesse, gli avrebbero detto che Hirata era buono e l’altra persona era cattiva. Questo non sarebbe mai cambiato. Ma, di conseguenza, questo problema rimase irrisolto. Era inutile dire a Hirata di incolpare qualcuno quando stava cercando di proteggerlo. Semmai, questo lo avrebbe solo fatto ritirare ancora di più nel suo guscio.

“C’è una cosa che voglio chiarire esplicitamente. Non è colpa di Horikita se Yamauchi è stato espulso, e non è nemmeno colpa mia. Lo capisci?”

“…Sì. Era inevitabile. Non c’era niente che potessimo fare. …E non biasimo nemmeno te”. Aggiunse tranquillamente l’ultima parte.

Probabilmente sembrava che gli stessi ricordando che non era colpa mia per quello che era successo. Potrebbe anche essere sembrato che gli stessi chiedendo se ce l’avesse con me.

“Di chi credi sia la colpa se Yamauchi è stato cacciato dalla nostra classe? Fuori dalla scuola?”

“Penso che… non ha nessuno da incolpare se non se stesso.”

Questa era la conclusione a cui Hirata era arrivato, anche se non voleva ammetterlo.

Yamauchi aveva raccolto ciò che aveva seminato. Era stato espulso a causa della sua mancanza di abilità e delle scelte che aveva fatto.

“No, è sbagliato”. Rifiutai la sua risposta. Negai categoricamente il modo di pensare ingenuo di Hirata. “È colpa tua se Yamauchi è stato espulso, Hirata.”

“…!”

Alzò lo sguardo verso di me. L’espressione del suo viso mi diceva che non poteva capire quello che avevo appena detto.

“Se volevi davvero salvarlo, allora avresti dovuto fare tutto quello che potevi.”

“Ma… io, io ci ho provato…! Non c’era nient’altro che potessi fare!”

“La 1-B di Ichinose non ha perso nemmeno una persona.”

“Questo è, ma, questo è perché lei è un caso speciale. Non avevamo un gran numero di Punti Privati, quindi non potevo fare quello che ha fatto lei!”

“In questo caso, il problema è che tu non hai guidato la classe come ha fatto lei. Avresti dovuto risparmiare punti per tutto l’anno, come ha fatto Ichinose, in modo da poter salvare qualcuno se stava per essere espulso.”

Se lo avesse fatto, Yamauchi non sarebbe stato espulso e avremmo avuto ancora quaranta persone nella nostra classe.

“Ma è impossibile. Abbiamo perso i nostri Punti Classe quasi subito dopo aver iniziato la scuola qui. E anche se non l’avessimo fatto, è impossibile che i nostri compagni di classe siano d’accordo su una cosa del genere.”

“Il fatto che eravamo a zero Punti Classe e il fatto che non sei riuscito a guidare la classe a diventare una che avrebbe rispettato un piano del genere sono entrambi colpa tua.”

Non importa quanto Hirata cercasse di scappare, il fatto che fosse colpevole non sarebbe cambiato.

“Ma è assurdo! È completamente irragionevole.”

“Sì, è assurdo. Ma non c’è niente da fare. Hai scelto di percorrere questa strada. Avresti dovuto tenere per te questa fantasia di salvare tutti. Se l’avessi fatto, allora nessuno potrebbe biasimarti, Hirata, a prescindere da chi viene espulso. Ma se continui a sentirti così nei confronti delle persone che ti circondano, allora ti prenderai tutta la colpa quando fallirai. Devi essere preparato a questo.”

“Ma io…!”

“Mi sbagliavo su di te. Pensavo fossi uno studente modello. Un uomo di carattere che aveva il rispetto di molti dei suoi compagni di classe. Ma tu non sei così. Sei solo un falso incompetente da quattro soldi, che non fa altro che parlare a vanvera di cose che non sa nemmeno fare.”

Naturalmente, questo ero solo io che seguivo un argomento estremo fino alla sua conclusione. Hirata non era affatto incompetente. Era una persona di eccezionale talento, e uno studente così bravo che era difficile immaginare che fosse solo al primo anno. Non c’era niente di male se diceva che voleva proteggere le persone. E non era da biasimare solo perché non era riuscito a farlo.

Ma anche così, lo biasimavo comunque. Lo incolpavo completamente e interamente, mettendogli pressione, spingendolo insistentemente fino a quando non stava per crollare.

Lo stavo facendo per Hirata? No. Lo stavo facendo per dargli il potere di proteggere tutti? No. Non c’era modo che lui potesse proteggere tutti. Ero sicuro che qualcun altro sarebbe stato espulso in futuro.

Lo facevo perché, quando sarebbe arrivato quel momento, Hirata sarebbe stato uno dei componenti di cui avremmo bisogno per far funzionare bene la classe.

“Per quanto tempo hai intenzione di stare seduto a sognare ad occhi aperti?”

Hirata non aveva fatto un solo passo avanti dalla scuola dell’obbligo, alle medie. La scuola superiore era un posto dove gli studenti venivano di loro spontanea volontà. Un posto dove gli studenti prendevano le loro decisioni sulla loro istruzione.

“Questo… questo è quello che… sei veramente, vero? Le tue parole sono così terrificanti, spietate e fredde…”

Le lacrime scesero da un occhio, poi dall’altro.

“Sei libero di desiderare quello che vuoi. Ma se desideri veramente qualcosa, devi continuare a lottare per essa fino alla fine, per spingerti ai tuoi limiti. Se le persone vengono espulse nel processo, non hai altra scelta che accettarlo. Non hai altra scelta che continuare ad andare avanti.”

“Questo è… crudele”.

“Se ti fermi adesso, gli studenti intorno a te spariranno, uno dopo l’altro. Ed è proprio per questo che, se tieni gli occhi fissi sull’obiettivo e continui ad andare avanti, quando tutto sarà detto e fatto e arriverai alla fine, ci saranno molti studenti in piedi proprio dietro di te.”

Ci voleva molto coraggio per prendere l’iniziativa e camminare davanti a tutti gli altri. Non sapevi mai quando un ostacolo poteva bloccare il tuo cammino e farti cadere.

“Ma… Allora… Come faccio a sfogare le frustrazioni…? Devo tenere tutto per me e andare avanti da solo?”

“Niente affatto. Quando ti senti in difficoltà, puoi contare sui tuoi compagni di classe. Horikita, Kushida, Sudō e Ike, Mii-chan e Shinohara, non importa chi. Puoi sfogare le tue frustrazioni con chiunque sia quello su cui conti. Siamo tutti sulla stessa barca.”

Non c’era nessuna regola che diceva che la persona che guidava non poteva mostrare debolezza. Le persone dietro di loro potevano dare una mano quando vacillavano. I nostri compagni di classe sarebbero stati più che disposti a lasciare che Hirata fosse vulnerabile e ad ascoltare i suoi problemi.

“Io… io… mi chiedo… se è giusto che uno come me guidi tutti…?”

“Va tutto bene. Va bene che tu guidi tutti.”

Gli diedi una pacca sulla spalla. Con quel piccolo impatto, sempre più lacrime cominciarono a scendere dagli occhi di Hirata. Stava seppellendo il passato per sempre. Aveva deposto il pesante fardello che si era portato dietro per tutto questo tempo.

Hirata, che era rimasto intrappolato sul posto, era ora in grado di alzarsi.

“Grazie… Grazie, Ayanokōji-kun…”

Hirata abbassò la testa, le lacrime gli rigavano il viso. Gli uomini sono creature difficili e frustranti che non permettono agli altri di vederli piangere se non in circostanze speciali. Il che era esattamente il motivo per cui anch’io volevo quel tipo di amicizia in cui potevo versare le lacrime davanti a qualcuno.

Non c’era bisogno di dire altre parole. Tutto ciò di cui aveva bisogno era un amico al suo fianco, qualcuno con cui potesse essere vulnerabile e che lo ascoltasse. Facendo questo… poteva ricominciare a camminare in avanti.

Parte 2

Con lo spuntare dell’alba, il giorno successivo era arrivato. L’ultimo esame speciale dell’anno scolastico era alle porte. Quando arrivai a scuola, non c’era traccia di Hirata in classe. Mii-chan sembrava triste, come previsto.

Anche se tutti in classe avevano cercato di spingere Hirata in fondo alla loro mente, erano ancora preoccupati per lui. Ma poi l’uomo di cui la 1-C aveva così disperatamente bisogno si presentò.

A questo punto, tutti erano riluttanti anche solo a guardarlo.

“B-buongiorno… Hirata-kun.”

Come ci si aspettava, Mii-chan lo chiamò prima di chiunque altro. Lei mise da parte la sua tristezza e fece del suo meglio per sorridere. Vedendo questo, Hirata si avvicinò a lei.

“!”

Mii-chan si bloccò per un momento, forse ricordando quello che era successo ieri. Quando Hirata la vide, si inchinò profondamente, il più in basso possibile.

“Buongiorno, Mii-chan. Mi dispiace per quello che è successo ieri. Sono stato davvero orribile con te, Mii-chan.”

“…Eh?”

Le parole di scusa di Hirata erano piene di emozione.

“Tu stavi sempre, sempre cercando di essere lì per me, di parlare con me, e io ti ho ignorata. Mi dispiace tanto.”

“Ma, beh, io…”

Non era solo Mii-chan, l’intera classe era rimasta senza parole per l’improvviso cambiamento di comportamento di Hirata.

“E anche a tutti voi… Buongiorno!”

Portava un sorriso così luminoso che tutto quello che c’era stato prima di oggi sembrava una bugia.

“H-Hirata-kun?”

“Sto bene ora. Davvero, va tutto bene.”

Mentre parlava, rassicurò Mii-chan con un sorriso gentile sul suo volto. Poi, si chinò di fronte a tutti gli altri.

“Capisco che potrebbe essere troppo tardi per me per scusarmi a questo punto, ma… se tutti sono d’accordo, vorrei contribuire alla classe come posso, a partire da oggi.”

Hirata ha parlato senza alzare la testa.

I ragazzi e le ragazze della 1-C si scambiarono uno sguardo. Passarono diversi secondi mentre si sforzavano di capire cosa fosse appena successo. E poi─

“Hirata-kun!!!”

All’inizio, alcune delle ragazze si precipitarono al fianco di Hirata, ma in poco tempo fu circondato dalla maggior parte dei suoi compagni di classe. Non una sola persona era scontenta di vedere il tanto atteso ritorno di Hirata.

“Cos’è successo?” chiese Horikita, che aveva osservato da lontano, ancora incapace di comprendere la situazione.

“Ti avevo detto che sarebbe dipeso dagli sforzi di tutti quelli che lo circondano, no?”

“Beh, sì, l’hai detto ma… Non pensi che lui si stia solo forzando a comportarsi così, o qualcosa del genere?”

“È questo che ti sembra?”

“Beh, credo di no.”

“Ognuno elabora le cose in modo diverso. Alcuni lo superano velocemente, mentre altri hanno bisogno di più tempo. Alcune persone sono persino capaci di tornare alla normalità il giorno dopo un grosso litigio, e andare di nuovo d’accordo.”

Era solo il modo in cui funzionavano le relazioni umane.

Dopo aver accettato un caloroso benvenuto dal resto della classe, Hirata si voltò e si avvicinò per ultimo a Horikita.

“Buongiorno, Horikita-san.”

Fissò Horikita con occhi sinceri e chiari.

“S-sì. Buongiorno.”

Horikita sembrava scossa, forse sopraffatta da quanto sembrava raggiante.

“Non credo di aver sbagliato durante il Voto di Classe dell’altro giorno.”

“…Capisco.”

“Ma… non credo nemmeno che quello che hai fatto sia sbagliato. O meglio, quello che dovrei dire è che hai fatto la cosa giusta.”

Era qualcosa che non era stato in grado di affrontare in quel momento. Ma ora, Hirata aveva risolto i suoi problemi ed era arrivato ad accettarlo.

“Solo che non me ne ero reso conto in quel momento.”

“Hai battuto la testa? Il tuo modo di pensare sembra completamente diverso da quello di ieri. E non mi sembra che tu stia cercando di fare buon viso a cattivo gioco o altro, ma…”

Nonostante i sospetti di Horikita, Hirata lasciò semplicemente trasparire un sorriso spensierato.

“Farò del mio meglio per riconquistare la fiducia che ho perso. Vorrei che mi dessi i dettagli dell’esame speciale più tardi.”

“Capisco. Dopo che avrai preso confidenza con la situazione, ti metterò alla prova per vedere se puoi davvero essere utile o no. Ti va bene?”

“Sì, certo.”

Hirata tese la mano come ultima nozione di riconciliazione, alla quale Horikita accettò.

In seguito, Hirata fu nuovamente avvicinato dai suoi compagni di classe, uno dopo l’altro. L’aula era diventata un luogo così luminoso e allegro che era difficile credere che solo pochi minuti prima fosse stata sommersa dal buio.

“Beh, forse questo significa che siamo finalmente pronti ad affrontare l’esame speciale.”

“Sembra di sì.”

Si potrebbe dire che il ritorno di Hirata fu la più grande manna che la 1-C potesse ricevere a questo punto.

Kōenji, invece, sembrava essere l’unica persona che non ne fosse influenzato.


Capitolo 5

Capitolo 7

Indice


[1]: Riferimento a Il filo del ragno.

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